Quando si può verificare il fastidioso e a volte imbarazzante disturbo dell’incontinenza urinaria? Ecco quali sono le modalità per prevenire e fare terapia delle forme più lievi.

Per incontinenza urinaria si intende una perdita involontaria di urina. Distinguiamo tra incontinenza da sforzo (perdita sotto i colpi di tosse) e incontinenza da urgenza (perdita coincidente a uno stimolo imperioso e non differibile di minzione impellente, che costringe la paziente a dover correre alla toilette).

Per meglio definire e oggettivare questa distinzione, possono essere utili le prove urodinamiche: cistomanometria, flussimetria, profilo pressorio uretrale. Posti un catetere in vescica e uno nel retto, entrambi dotati di trasduttore di pressione, si riempie la vescica con soluzione fisiologica, per misurarne la pressione in corso di riempimento e l’eventuale insorgenza di contrazioni involontarie della sua muscolatura. Poi si valuta la modalità di svuotamento della vescica. Infine si calcola la pressione nell’uretra (il condotto che fa comunicare la vescica con l’esterno) per valutare la continenza del suo sfintere.

Incontinenza urinaria: in quali casi si può verificare

L’incontinenza urinaria colpisce oltre il 15% delle donne in menopausa, ma il disturbo può manifestarsi anche più precocemente. In particolare in gravidanza e soprattutto in puerperio, in modo sporadico e transitorio, può verificarsi una perdita involontaria d’urina sotto sforzo (es. colpo di tosse). In alcuni casi l’incontinenza urinaria può farsi persistente e comunque indica una predisposizione a un futuro sviluppo del problema.

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Trattasi di un fattore che incide negativamente sulla qualità della vita e che nei casi più gravi crea problemi nella vita sociale, ma viene spesso taciuto, come se fosse un inevitabile disturbo dell’età o addirittura un tema disdicevole da affrontare anche col medico. Invece, anche in questo campo sono stati fatti notevoli progressi.

 

Incontinenza urinaria: prevenzione e terapia delle forme lievi

Come prevenzione o terapia delle forme lievi di incontinenza da sforzo, si è dimostrata efficace la riabilitazione del pavimento pelvico, ovvero di quei muscoli deputati alla continenza.

La fisiokinesiterapia consiste in un breve ciclo di sedute in cui il ginecologo o l’ostetrica insegnano alla donna la ginnastica che interessa i muscoli che costringono la vagina e l’uretra. La contrazione volontaria ripetuta di questi muscoli scheletrici, migliora il loro tono a riposo e la loro contrazione riflessa durante gli aumenti della pressione addominale che si verificano sotto sforzo. Questi esercizi dovranno essere ripetuti regolarmente a domicilio, dapprima in modo intensivo, poi periodico.

Per migliorare la capacità di effettuare le contrazioni muscolari, può essere utile avvalersi di apparecchi di elettrostimolazione e biofeedback, innocui e indolori.

Questo impegno risulta utile anche nella prevenzione del prolasso e di taluni disturbi della sfera genitale e sessuale femminile.

Nei casi di incontinenza urinaria da sforzo di maggiore entità, trova indicazione l’intervento chirurgico, che peraltro va personalizzato a seconda del tipo di difetto anatomico presente. Spesso è possibile effettuare interventi meno invasivi, in day surgery. Nei casi di incontinenza da urgenza ci si avvale della terapia farmacologica.